Vita da Scout: Marco Pellicani

AIM Associazione Interessi Metropolitani • lug 28, 2022

Marco Pellicani ci racconta la sua vita da scout, iniziata a 8 anni e, in qualche modo non ancora terminata. Chi è cresciuto “a pane e scout” si somiglia. Affronta la vita (il lavoro, le relazioni, le salite) in modo simile.

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Qual è il tuo rapporto con Quarto Oggiaro?

Sono arrivato a Quarto Oggiaro nel 1968 all’età di 8 anni e, iniziando a frequentare la scuola elementare, ho notato fin da subito che si trattava di un ambiente molto diverso da quello cui ero abituato. Per esempio esistevano le scuole differenziali, per utenti con disabilità.
Inizio fin da piccolo a far parte del gruppo scout e ci rimango fino a 62 anni, o, più precisamente, non ne sono mai uscito del tutto perché ancora oggi continuo a dedicarmi per gli scout alle varie attività sociali in quartiere.
Oggi sono membro dell’ACLI e mi occupo principalmente di tenere i rapporti con il volontariato per fornire servizi agli abitanti.

Cosa ha rappresentato per te lo scoutismo?

Lo scoutismo è stata la mia vita. Credo fermamente nei suoi valori. Mira, attraverso il gioco, l’avventura e la fantasia, a consentire ai ragazzi di essere consapevoli di sé stessi e di avere tutti gli strumenti per scegliere la propria strada, insegnando l’importanza del gioco di gruppo e del non lasciare mai indietro nessuno.
All’interno di questo quartiere è stato difficile anche essere scout. Venivamo visti come come una élite ed io mi sono battuto per includere il più possibile tutti. Nonostante ciò gli scout di questo quartiere sono sempre stati emarginati. Ricordo che, durante gli incontri con gli altri gruppi scout di Milano, venivamo chiamati “quelli di Quarto”, cioè quelli di cui bisognava stare attenti.
Nel tempo tutti hanno capito che gli scout sono parte attiva del processo di riqualificazione del quartiere perché, come la famiglia e la scuola, sono portatori di valori fondativi, come l'uguaglianza e l'inclusione.
Oggi, nel quartiere, gli scout sono molto attivi: gestiscono le feste di quartiere (come la marcia per la pace) e animano gli oratori, cercando di mantenere sempre la loro identità e matrice cattolica.
C’è stata una grande evoluzione nel tempo, anche se il ricambio generazionale continua ad essere faticoso. Uno scout deve avere molto tempo libero a disposizione e, per scelta o necessità, i giovani, crescendo, hanno anche altri bisogni.
 
Due parole su Quarto Oggiaro...

Il quartiere è sempre stato popolare, ma negli anni sono cambiate molte cose. Ho conosciuto persone di grande apertura che hanno permesso il cambiamento positivo che è in atto. Anche il mondo politico ha aiutato, mettendo un bollino con scritto Quarto Oggiaro nelle varie campagne elettorali e portando l'attenzione su questa "isola" di Milano.



Intervista a cura di Beatrice Zantomasi


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