Il Laboratorio: una casa per i più fragili

AIM Associazione Interessi Metropolitani • lug 27, 2022

Incontriamo Simone Fratti. Responsabile servizi socio-educativi de il Laboratorio, struttura riabilitativa per chi soffre di disagio sociale, attraverso l’effetto normalizzante del lavoro manuale e dello stare insieme





Simone ci racconti la tua storia e quella de il Laboratorio?

Io ho un percorso di studi particolare: laurea in filosofia, diploma all’Istituto europeo di design e seconda laurea in scienze dell'educazione: in qualche modo in questa associazione ho potuto mettere a frutto questo grande bagaglio.
Qui lavoro insieme a ragazzi con disabilità e disagio sociale, portando competenze e manodopera all’interno dei loro progetti di vita, per incrementare l’aspetto legato al “saper fare”. 
Offriamo lo SFA (servizio di formazione all'autonomia) che accoglie al mattino ragazzi con disabilità, perlopiù ventenni, e dura in media sette anni. Si tratta di una sfida educativa in cui, dopo incontri conoscitivi con i ragazzi e le famiglie, si passa a una fase di osservazione, per dare vita a percorsi personalizzati con obiettivi e strategie diversificate.
Invece, il servizio laboratoriale diurno è un servizio aggregativo ludico - ricreativo, a fruizione libera con l'atmosfera accogliente di una casa. Qui ci si relazione con i pari facendo cittadinanza attiva e portando buone pratiche nel territorio. 
Questi percorsi hanno l’obiettivo di emancipare i ragazzi, per avviarli a una vita autonoma ed essere in grado di relazionarsi con il mondo. Sviluppiamo competenze cognitive, relazionali, legate al mondo del lavoro e all’autonomia di sé. Si lavora partendo da situazioni di frustrazione, fatica, conflitto e scarsa cura di sé con laboratori in cui si apprendono attività manuali come la pittura su tessuto, la cucina, la falegnameria, il lavoro suo cuoio o la cura di un orto. 

Qual è la relazione tra l'associazione e il quartiere?

Negli anni ‘80 e ‘90 inizia la riqualificazione di Quarto Oggiaro, quartiere caratterizzato da un forte sentimento di appartenenza. Se chiedete ancora oggi a un abitante, non vi dirà "Sono di Milano ma... Sono si Quarto".
La riqualificazione porta alla nascita di tantissime associazioni con temi diversificati tra di loro e una rete di collaborazione fitta. Sono stati fatti moltissimi passi avanti e il quartiere si è ripulito e abbellito.
Il rovescio della medaglia è il forte approccio assistenzialista che ha tolto agli abitanti lo spirito imprenditoriale che li avrebbe portati a creare attività nuove. Infatti qui mancano totalmente punti di interesse. Chi esce la sera deve fare il pendolare per avvicinarsi alla città perché a Quarto non c’è nulla, neanche una pizzeria. 


Intervista a cura di Beatrice Zantomasi


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